INTERTRASPORT: DOPO LE LACRIME, RIALZARSI E COMBATTERE
Dal pianto di gioia a quello di disperazione… Ad un anno di distanza dal tripudio, per la vittoria nella serie playoff con Casalpusterlengo, sul viso di Emanuele Rossi sono tornate a scorrere le lacrime. Vigevano ha eliminato, senza attenuanti, un’Intertrasport apparsa la brutta copia della squadra che per tutta la stagione ha recitato un ruolo da protagonista in A Dilettanti. Non erano pochi, compreso chi scrive, a pensare realmente, senza “gridarlo” troppo per ovvi motivi scaramantici, che questa sarebbe stata la squadra giusta per centrare il salto nel professionismo della pallacanestro italiana.
Gli ingredienti c’erano tutti, mixati nel migliore dei modi: una società ambiziosa e sana, un roster di qualità, un tecnico capace di far tenere i piedi per terra ad un ambiente propenso ai voli pindarici dell’euforia, nelle vittorie (tante), quanto a crolli di umore per le sconfitte (più rare). Non è mancato il sostegno di tifosi, sempre presenti (Cagliari a parte) in trasferta, che hanno dato tutto il possibile in termini di voce, idee per le coreografie e “mazzate” sui tamburi.
Il sogno però si è bruscamente interrotto proprio sul più bello. Un’infausta serie di semifinale playoff, al cospetto degli avversari di sempre, quella Vigevano che da 15 stagioni “incrocia le armi” con Treviglio, ha riportato tutti alla realtà. Treviglio scende qui, si ferma alla A Dilettanti almeno ancora per una stagione, poi si vedrà… quanto riforme e controriforme dei campionati cambieranno la geografia del mondo baskettaro e, nella sostanza, cosa cambierà tra professionismo e dilettantismo.
I perché di un tonfo tanto pesante quanto inatteso sono e saranno materia di ampie discussioni per molto tempo. L’Intertrasport non ha retto il peso psicologico dei favori del pronostico (almeno quelli fatti guardando la graduatoria delle regular season)? La condizione fisica è venuta meno proprio sul più bello? “Senatori” sottotono e giovani più reattivi, ma con poca attitudine ai playoff dopo aver giocato poco in campionato? Scelte sbagliate degli staff tecnici?
Le scuole di pensiero tendono a dividersi. Una sola risposta non può però spiegare quello che è successo. Di certo resta la delusione per una serie che, mal che vada, tutti pensavano si potesse risolvere alla “bella” in gara-5. A Vigevano invece è riuscita l’impresa, merito ai ducali, di espugnare addirittura due volte il parquet del PalaFacchetti. Gara-1 ha indirizzato la serie, dal punto di vista mentale: il quintetto di coach Garelli ha confermato la solidità difensiva che ne ha contraddistinto il cammino in campionato, mentre Treviglio è andata a corrente alternata. Balzano all’occhio le differenti medie al tiro pesante: dall’arco dei 6 metri e 25 centimetri, forse, si è decisa la sfida in chiave offensiva. Vigevano ha tenuto un’ottimo 41,27% (26-63), i biancoblu un misero 19,72% (14/71), ma è stata soprattutto nella manovra e nell’applicazione dei giochi che i lomellini hanno palesato più tranquillità e lucidità in tutte e tre le partite.
“Cadere e rialzarsi”, un imperativo valido per la vita di tutti i giorni e a maggior ragione nello sport. Questo lo spirito con cui società, squadra, staff tecnico, volti nuovi e giocatori che resteranno nelle fila trevigliesi, dovranno approcciare la prossima stagione agonistica che, ahinoi, è ancora lunga a venire. Dalla polvere ci si rialza e si riprende a lottare. Perché quelle lacrime di delusione possano trasformarsi in una nuova, ancor più grande, gioia… Grazie ragazzi!
STEFANO RIVOLTELLA
Dal pianto di gioia a quello di disperazione… Ad un anno di distanza dal tripudio, per la vittoria nella serie playoff con Casalpusterlengo, sul viso di Emanuele Rossi sono tornate a scorrere le lacrime. Vigevano ha eliminato, senza attenuanti, un’Intertrasport apparsa la brutta copia della squadra che per tutta la stagione ha recitato un ruolo da protagonista in A Dilettanti. Non erano pochi, compreso chi scrive, a pensare realmente, senza “gridarlo” troppo per ovvi motivi scaramantici, che questa sarebbe stata la squadra giusta per centrare il salto nel professionismo della pallacanestro italiana.
Gli ingredienti c’erano tutti, mixati nel migliore dei modi: una società ambiziosa e sana, un roster di qualità, un tecnico capace di far tenere i piedi per terra ad un ambiente propenso ai voli pindarici dell’euforia, nelle vittorie (tante), quanto a crolli di umore per le sconfitte (più rare). Non è mancato il sostegno di tifosi, sempre presenti (Cagliari a parte) in trasferta, che hanno dato tutto il possibile in termini di voce, idee per le coreografie e “mazzate” sui tamburi.
Il sogno però si è bruscamente interrotto proprio sul più bello. Un’infausta serie di semifinale playoff, al cospetto degli avversari di sempre, quella Vigevano che da 15 stagioni “incrocia le armi” con Treviglio, ha riportato tutti alla realtà. Treviglio scende qui, si ferma alla A Dilettanti almeno ancora per una stagione, poi si vedrà… quanto riforme e controriforme dei campionati cambieranno la geografia del mondo baskettaro e, nella sostanza, cosa cambierà tra professionismo e dilettantismo.
I perché di un tonfo tanto pesante quanto inatteso sono e saranno materia di ampie discussioni per molto tempo. L’Intertrasport non ha retto il peso psicologico dei favori del pronostico (almeno quelli fatti guardando la graduatoria delle regular season)? La condizione fisica è venuta meno proprio sul più bello? “Senatori” sottotono e giovani più reattivi, ma con poca attitudine ai playoff dopo aver giocato poco in campionato? Scelte sbagliate degli staff tecnici?
Le scuole di pensiero tendono a dividersi. Una sola risposta non può però spiegare quello che è successo. Di certo resta la delusione per una serie che, mal che vada, tutti pensavano si potesse risolvere alla “bella” in gara-5. A Vigevano invece è riuscita l’impresa, merito ai ducali, di espugnare addirittura due volte il parquet del PalaFacchetti. Gara-1 ha indirizzato la serie, dal punto di vista mentale: il quintetto di coach Garelli ha confermato la solidità difensiva che ne ha contraddistinto il cammino in campionato, mentre Treviglio è andata a corrente alternata. Balzano all’occhio le differenti medie al tiro pesante: dall’arco dei 6 metri e 25 centimetri, forse, si è decisa la sfida in chiave offensiva. Vigevano ha tenuto un’ottimo 41,27% (26-63), i biancoblu un misero 19,72% (14/71), ma è stata soprattutto nella manovra e nell’applicazione dei giochi che i lomellini hanno palesato più tranquillità e lucidità in tutte e tre le partite.
“Cadere e rialzarsi”, un imperativo valido per la vita di tutti i giorni e a maggior ragione nello sport. Questo lo spirito con cui società, squadra, staff tecnico, volti nuovi e giocatori che resteranno nelle fila trevigliesi, dovranno approcciare la prossima stagione agonistica che, ahinoi, è ancora lunga a venire. Dalla polvere ci si rialza e si riprende a lottare. Perché quelle lacrime di delusione possano trasformarsi in una nuova, ancor più grande, gioia… Grazie ragazzi!
STEFANO RIVOLTELLA
Nessun commento:
Posta un commento